Lucia Coppola - attività politica e istituzionale | ||||||||
Legislatura provinciale
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Comune di Trento
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Trento, 29 marzo 2013 Il dibattito di questi giorni sulla raccolta differenziata, volata a Trento ben oltre il 70%, e la conseguente tariffa puntuale che non pochi interrogativi ha aperto, riporta necessariamente l'attenzione sull'annosa vicenda dell'inceneritore. Un impianto tenacemente voluto sino a poco tempo fa dal governo provinciale e comunale (della città di Trento in particolare) e fortemente osteggiato da associazioni come Nimby e Trentino Pulito, oltreché dai Verdi e da altre forze politiche, fra queste Italia dei Valori, Sel, Rifondazione Comunista e i partiti del centro-destra. Ora, in quattro e quatr'otto, l'inceneritore è stato velocemente liquidato, vuoi per le nuove indicazioni del ministro Clini, che ipotizza lo smaltimento del rifiuto residuo come combustibile per le centrali termiche e i cementifici, vuoi per i costi elevatissimi che non ci possiamo più permettere vista la crisi e la recessione, che ormai riguardano a pieno anche la nostra Provincia. Spiace, in questo contesto di revisione di politiche ambientali non di poco conto, non aver sentito una sola parola da nessuno sui rischi per la salute che l'incenerimento dei rifiuti avrebbe comportato. E' infatti acclarato che i venti e le correnti avrebbero portato a chilometri di distanza i prodotti della combustione: diossine, cadmio, arsenico, mercurio e le terribili e invasive PM 10, PM 2,5, PM 0,1 che avrebbero inquinato il suolo, l'aria che respiriamo e l'acqua con cui vengono irrigati i campi. Entrando così nella catena alimentare. Mi ha sempre stupito la superficialità con cui sono stati trattati importanti studi che dimostrano la pericolosità di questi impianti, responsabili di tumori, malattie endocrine e neuro-vegetative che arrivano a compromettere il corredo genetico. E poi malattie immunitarie, respiratorie, allergie che vanno a colpire soprattutto i bambini. Tutti sanno ormai che le diossine si vanno a fissare sui tessuti adiposi, nel latte materno e persino nei semi dei frutti. Ecco perchè ancor più mi rammarico pensando che, probabilmente, è la crisi drammatica in cui versa il nostro paese, e non la lungimiranza di chi ci governa, ad averci salvato dall'inceneritore. Ed ora che fare? La raccolta differenziata può arrivare serenamente all'80% e rappresenta l'unico vero sbarramento alla produzione sconsiderata di “rifiuti”, che tali non sono ma che sarebbe corretto definire come “materia prima/seconda”: sulla quale si può ancora intervenire avviando politiche tese al riciclo, al riutilizzo e alla trasformazione. Per quanto attiene alla Tares, la tariffa puntuale dovrebbe far risparmiare l'utente e non penalizzarlo. Il problema legato allo smaltimento di pannolini e pannoloni rischia invece di creare cittadini di serie A e di serie B (famiglie con bimbi piccoli, anziani e disabili); io penso che, semplicemente e molto prosaicamente, questo materiale di scarto dovrebbe essere essere considerato e trattato come “rifiuto speciale”, da conferire ai CRM gratuitamente, eliminando alla base elementi disciminanti che rischiano di trasformare una tassa in un vero e proprio sopruso. Quanto allo stato dell'arte, le nostre discariche possono essere utilizzate sino al 2018, c'è perciò tutto il tempo per fare uno sforzo creativo, informativo, di buona politica, che non si limiti ad assumere, con la “pigrizia” che spesso attanaglia le nostre istituzioni, il punto di vista del governo (o ex governo), creando una serie di piccoli inceneritori sparsi sul territorio e partendo dall'assioma che “tanto qualcosa i cementifici o le centrali termiche devono bruciare” ! Si deve velocemente procedere ad un nuovo Piano di Aggiornamento e creare un gruppo di lavoro, di alto profilo, con professionalità che abbiano solide basi tecniche e scientifiche, innovative, etiche , mediche, ambientaliste, in stretta sinergia con la nostra Università e gli Istituti di Ricerca. Potrebbe essere la chiave di volta per una reale innovazione che riguardi la chiusura del ciclo dei rifiuti nel modo più indolore possibile (stante il livello davvero avanzato della differenziata, potrebbe riguardare meno del 20% di residuo, quando l'inceneritore avrebbe prodotto un 30% di ceneri altamente tossiche). Il Centro Riciclo di Vedelago insegna che esiste un sistema meccanico di trattamento del residuo che anche dopo la differenziata contiene consistenti parti di materiale plastico e di altro materiale ancora estraibile e riutilizzabile. E diventa materia base per la costruzione di panchine, mattonelle, ecc., senza bisogno di combustione. Allo studio c'è anche il bio-compostaggio di pannolini e pannoloni. Sollecito pertanto la Commissione Ambiente del Comune di Trento ad una visita, magari insieme alla parallela Commissione provinciale. Coraggio, dunque! Un patto forte tra cittadini, informati e sensibili, e amministratori può fare davvero la differenza (visto che con la differenziata ce la caviamo abbastanza bene..). Lucia Coppola
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LUCIA COPPOLA |
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